ALBUM FOTOGRAFICO DELL'EVENTO:
Conte Barlacco - Giuseppe Naviglio
Madama Sofia - Vittoria Didonna
Ensemble della Cappella S. Teresa dei Maschi (con strumenti antichi)
Direttore al cembalo Sabino Manzo
Regia Paolo Panaro
Sabato 24 maggio 2014
Domenica 25 maggio 2014
Bari, Chiesa di S. Teresa dei Maschi
ore 20,00
La furba e lo sciocco di Domenico Sarro, risale al carnevale 1731, quando va in scena l’opera seria Artemisia su testo originale di Apostolo Zeno. Domenico Sarro è il vero dominatore della scena musicale a Napoli, insieme a Leonardo Leo, essendo scomparsi i loro più autorevoli competitori: Alessandro Scarlatti nel 1725 e poi Leonardo Vinci nel 1730. Sarro cominciò a servire la Real Cappella, l’istituzione musicale più prestigiosa di Napoli, come vice-maestro nel 1703, solo nel 1737 ne divenne maestro titolare. Tuttavia in quel lungo periodo Sarro accumulò decine di cariche presso istituzioni diverse, divenendo di fatto il più potente se non il più stimato dei musicisti napoletani. Il suo esordio teatrale era avvenuto nel 1706 (compose nuove arie per una rappresentazione della Griselda di Albinoni) e negli anni successivi giunse a produrre non meno di quaranta titoli operistici. Sarro fu il primo compositore a musicare la Didone abbandonata, primo libretto di melodramma di Metastasio, nel 1724; inoltre fu sua l’opera che inaugurò il teatro di San Carlo nel 1737. Nonostante la sua importanza storica Sarro è oggi un compositore poco studiato e poco eseguito, se si pensa che solo pochi anni fa è stata rieseguita per la prima volta al Festival della Valle d’Itria Achille in Sciro, l’opera che inaugurò il San Carlo. Già ai suoi tempi era accusato di non essere particolarmente incisivo, tanto che il celebre viaggiatore francese Charles Des Brosses – nel 1738 – lo trovava “datato”.
Il contributo più interessante di Sarro alla musica europea del suo tempo è probabilmente nel genere della cantata e della serenata, ma anche i suoi intermezzi contengono elementi di spicco. Tornando alle origini dell’intermezzo comico napoletano, troviamo ancora Sarro in prima linea.
Il libretto de La furba e lo sciocco edito per la rappresentazione napoletana del 1731 è molto raro e anche l’operina è stata rappresentata di rado. La vicenda narrata è molto semplice, ma condotta con un raro gusto dei particolari esotici, quali le deformazioni linguistiche del francese e del tedesco, gli abiti del travestimento, il ballo e così via. I protagonisti sono, come sempre negli intermezzi napoletani, una signora costretta dalla povertà a cercare un marito nobile e ricco e un conte abbastanza stupido e tronfio da cascare nella rete. I nomi esprimono bene le loro rispettive qualità: la furba è Madama Sofia (dunque “sapiente”) e lo sciocco è il Conte Barlacco (“tutto al mondo è burla”, direbbe come Falstaff costui, condannato a subire). La situazione sarebbe già facilmente sciolta nel primo intermedio, ma l’autore ha voluto inserire dei diversivi inaspettati per giungere all’inevitabile lieto fine. La medesima situazione si ritroverà una ventina di anni più tardi nel Don Trastullo di Niccolò Jommelli o nella Serva padrona di Pergolesi.