Tu sei qui

Musica corale

Roma, Museo Nazionale Romano: “MNR Digitale – Collezioni e Archivi”

gbopera - 4 ore 19 min fa

Roma, Museo Nazionale Romano
MNR DIGITALE – COLLEZIONI E ARCHIVI
Il Museo Nazionale Romano ha recentemente inaugurato “MNR Digitale – Collezioni e Archivi”, un portale avanzato dedicato alle sue collezioni e archivi, sviluppato da Gruppo Meta s.r.l. e finanziato attraverso un generoso contributo da parte di American Express Payments Europe S.L. – Succursale per l’Italia. Questo progetto digitale si concentra sulla valorizzazione e la diffusione del patrimonio archeologico, archivistico e fotografico del museo, rendendolo accessibile globalmente attraverso una piattaforma sempre disponibile online. Le collezioni archeologiche, che comprendono manufatti di inestimabile valore storico e culturale, sono state digitalizzate e catalogate con metodi che rispettano i più elevati standard di conservazione digitale. Questo permette non solo una conservazione virtuale che riduce il rischio di deterioramento fisico, ma anche una fruizione più ampia e inclusiva da parte di studiosi e appassionati di archeologia in ogni parte del mondo. La piattaforma permette infatti un accesso facilitato a dettagliate schede informative e immagini ad alta risoluzione, consentendo analisi e studi approfonditi. Il portale “MNR Digitale – Collezioni e Archivi” si configura dunque come uno strumento essenziale per la disseminazione del sapere archeologico, ampliando il raggio di accesso agli artefatti e promuovendo la ricerca interdisciplinare e internazionale. L’iniziativa testimonia l’impegno del Museo Nazionale Romano verso l’adozione di tecnologie avanzate per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale, ponendosi come modello di riferimento nel panorama museale globale.

Categorie: Musica corale

Roma, Bioparco:”Arte e matematica al bioparco. Il numero Aureo negli animali” sino al 31 Luglio 2024

gbopera - 5 ore 30 min fa

Roma, Bioparco
ARTE E MATEMATICA AL BIOPARCO. IL NUMERO AUREO NEGLI ANIMALI
a cura di Antonino Zichichi e Victoria Noel-Johnson
“Arte e 
matematica al bioparco. Il Numero Aureo negli animali” è la mostra, a cura di Antonino Zichichi e Victoria Noel-Johnson, che racchiude 33opere d’arte (dipinti, sculture, lavori su carta, fotografie e installazioni) di 11 artisti italiani contemporanei, che saranno allestite al Bioparco di Roma dal 24 aprile al 31 luglio 2024.   Espongono le loro opere Vito Bongiorno, Bruno Ceccobelli, Valentina De Martini, Massimiliano Di Giovanni, Danilo Mainardi, Umberto Mastroianni, Elena Pinzuti, Oliviero Rainaldi, Maurizio Savini, Giovanni Tommasi Ferroni, Ortensio Zecchino.  Il Bioparco di Roma diviene il luogo dove la “natura” diventa “cultura”. Oltre a contribuire alla conservazione delle specie animali in pericolo di estinzione, “il Giardino Zoologico di Roma promuove azioni di sensibilizzazione e di educazione sull’importanza della biodiversità e del rispetto per gli animali e per l’ambiente”, sottolinea Paola Palanza. “Qui educazione, scienza e arte dialogano insieme per ricordare a tutti che siamo parte integrante di un unico sistema naturale, che va preservato e difeso. Questa innovativa mostra di arte contemporanea disvela l’originale sguardo della proporzione armonica negli animali”. Nelle opere esposte è possibile scoprire cosa ci attrae nelle forme degli animali e cosa, quindi, percepiamo come “bello”.“Immergetevi nella sala dove si trovano le opere e guardate – suggerisce Paola Palanza -. Osservate, una per una, l’armonia delle forme che vi circondano. Percepite di ogni figura la lunghezza, la larghezza, le proporzioni. Dal grande elefante rosa al fenicottero, dalla tigre gialla al coccodrillo, dal leone alle giraffe, dalle nuvole di uccelli alle scimmie. E poi uscite e andate a cercare in tutto il Bioparco gli animali che avete appena visto raffigurati: a sinistra l’elefante Sofia, l’ippopotamo e i fenicotteri e, sulla collina, gli scimpanzé; a destra la tigre di Sumatra e il leone asiatico e, più avanti, le zebre, i rinoceronti e le giraffe e tanti altri. Ritrovate nell’animale reale, nella sua espressiva fisicità, la proporzione armonica del numero aureo, la matematica delle opere d’arte che avete appena ammirato. Arte, matematica e natura creano qui al Bioparco di Roma una visione d’insieme emozionante e intensa, che permette di riallacciare un legame più stretto e consapevole con gli animali e con noi stessi, come parte integrante dell’immensa opera d’arte che è il mondo naturale”.   Ma cosa ha a che fare la matematica con la natura e con l’arte o con la nostra percezione della bellezza? La risposta ce la fornisce “il numero aureo”, una regola geometrica che, come spiega magistralmente Antonino Zichichi, è un numero che si approssima a 1,618, un rapporto tra lunghezze, conosciuto fin dall’antica Grecia ed espresso nella successione di Fibonacci e nella spirale logaritmica. È presente ovunque in natura. Nella Cultura Occidentale, partendo da Fidia e dal Partenone – dichiara Antonino Zichichi – , la sezione Aurea e il Numero Aureo sono presenti, consapevolmente o inconsapevolmente, in celeberrime opere. Nel Rinascimento, dopo la riscoperta di Fibonacci, fu simbolo di perfezione estetica da utilizzare in architettura e nell’arte con, tra gli altri, Leonardo da Vinci (1542-1519) e Albrecht Dürer (1471-1528). Il Numero Aureo sta in molte figure geometriche rendendole Auree. Lo abbiamo tra l’altro nell’architettura ottagonale di Castel del Monte. Il rapporto Aureo entra nel pentagono che è Aureo in quanto il lato della stella e il lato del pentagono sono nel rapporto del 38% e 62%, come vuole il Numero Aureo”. Infatti Fibonacci “nel 1226 incontra a Pisa Federico II di Svevia” che poi fa costruire Castel del Monte, come ricorda nel catalogo Lorenzo Zichichi “e integra la nuova edizione del “Liber Abaci”, il suo capolavoro e fondamento della matematica occidentale, sulla base dei quesiti dibattuti con l’Imperatore”. Il rapporto Aureo, la Frazione Aurea, il Numero Aureo sono tutte e tre queste cose la stessa cosa, e cioè un numero che, espresso con due sole cifre, è 1,6. Questo rapporto Aureo (che, nel rinascimento diventerà addirittura divino) è in ciascuno di noi, Leonardo da Vinci lo affermò con decisione”, assicura Antonino Zichichi. E quindi il numero aureo è anche negli animali e nell’arte. “Il matematico britannico del XX secolo, Alan Turing – ricorda Victoria Noel-Johnson – con la sua ricercaè stato in grado di prevedere meccanismi di morfogenesi (un sistema di reazione-diffusione che crea spontaneamente modelli maculati o striati) che danno origine a modelli di macchie e strisce come visto nella simmetria bilaterale delle strisce di una tigre. Tale simmetria bilaterale è splendidamente resa nelle opere audacemente colorate di Valentina De Martini, Tigre gialla (2022, cm 180 x 140) e Zebra verde (2022, cm 180 x 140). Il ritmo dinamico del movimento di un animale è anche evidenziato da diverse opere esposte. Il grande trittico fotografico in bianco e nero di Ortensio Zecchino, Il volo dell’aquila (2024, cm 60 x 170), in parte rende omaggio allo studio di Leonardo sul volo degli uccelli, mentre “Gnoseologia Documenta” di Elena Pinzuti (2014, cm 140 x 110) cattura l’ampiezza e la profondità della bellezza del volo nella natura con questa gamma caleidoscopica di diversi uccelli”. “La speranza – conclude Victoria Noel-Johnson  è che le opere d’arte esposte, che raffigurano un gran numero di animali selvatici, molti dei quali possono essere trovati all’interno dei confini immediati del Bioparco di Roma, arricchiscano l’esperienza del visitatore evidenziando i ‘legami nascosti’ condivisi tra natura, bellezza e matematica (ordine, proporzione e armonia) e, una volta compresi come una sorta di triplice alleanza, rinforzano la nostra convinzione nella meravigliosa natura della vita, che è sottesa da ordine e logica”. L’orario di apertura della mostra segue quello del Bioparco: dal lunedì al venerdì, dalle 9.30 alle 18.00, nel week end e festivi  dalle 9.30 alle 19.00. L’ingresso è consentito fino ad un’ora prima della chiusura. Il costo del biglietto della mostra è compreso in quello del Bioparco.

Categorie: Musica corale

Strasbourg, Opéra National du Rhin: “Guercœur”

gbopera - 6 ore 25 min fa

Strasbourg, Opéra National du Rhin, saison 2023/2024
GUERCOEUR”
Opéra en 3 actes sur un livret du compositeur
Musique d’Albéric Magnard
Guercœur STEPHANE DEGOUT
Vérité CATHERINE HUNOLD
Giselle ANTOINETTE DENNEFELD
Heurtal JULIEN HENRIC
Bonté EUGENIE JONEAU
Beauté GABRIELLE PHILIPONET
Souffrance ADRIANA BIGNAGNI LESCA
L’Ombre d’une femme MARIE LENORMAND
L’Ombre d’une vierge ALYSIA HANSHAW
L’Ombre d’un poète GLEN CUNNINGHAM
Orchestre Philharmonique de Strasbourg
Chœur de l’Opéra national du Rhin
Direction musicale Ingo Metzmacher
Chef de Chœur Hendrik Haas
Mise en scène Christof Loy
Décors Johannes Leiacker
Costumes Ursula Renzenbrink
Lumières Olaf Winter
Strasbourg, le 30 avril 2024
C’est l’évènement de la saison à l’Opéra national du Rhin : Guercœur d’Albéric Magnard est tout simplement proposé en première scénique française, depuis sa création en 1931 à l’Opéra de Paris. Et malgré l’enregistrement qu’en réalisa le chef Michel Plasson en 1987, ainsi que la courageuse production de l’Opéra d’Osnabrück en 2019, on ne comprend vraiment pas le presque oubli dans lequel était tombé ce magnifique ouvrage. Il faut déjà dire que le chemin de la création d’il y a bientôt un siècle fut pavé d’embûches, Magnard décédant en 1914 dans l’incendie de sa maison en tentant de repousser des soldats allemands, et le feu emportant, entre autres, les partitions de deux des trois actes de l’opéra. Mais son ami compositeur Guy Ropartz la reconstitua plus tard, en vue de la création de 1931, d’après « ses souvenirs » et la réduction pour piano déjà publiée. Avec partition et livret écrits par le compositeur entre 1897 et 1901, le destin du héros Guercœur rejoint, en plusieurs points, celui de son auteur, un musicien engagé, féministe et dreyfusard. Le premier des trois actes se déroule au paradis, parmi les figures allégoriques de Vérité, Bonté, Beauté, Souffrance : Guercœur, qui avait précédemment libéré son peuple d’un tyran, souhaite revenir à la vie pour retrouver sa bien-aimée Giselle et son ami Heurtal. Mais le retour sur terre au II est très douloureux, Giselle et Heurtal étant en couple et ce dernier, devenu dictateur, faisant éclater une bataille entre partisans et adversaires. Guercœur décède, à nouveau donc, pour un retour au paradis intitulé « Espoir ». Grand nom de la mise en scène d’opéra, Christof Loy réalise à Strasbourg un spectacle d’une grande lisibilité. La scénographie de Johannes Leiacker se concentre essentiellement sur les deux hautes parois qui délimitent, en son diamètre, les deux demi-disques du plateau tournant. C’est une surface toute noire qui illustre le paradis, un lieu à vrai dire qui ne fait pas rêver, baigné dans l’obscurité et agrémenté de quelques chaises. On retrouve d’autres chaises pour le retour sur terre du long acte central, cette fois délimité par une cloison d’un blanc immaculé. Entre ces deux parois formant un tout petit angle est niché, comme dans un renfoncement, une peinture de paysage de campagne, seul élément coloré marquant, que l’on aperçoit seulement d’un coup d’œil lors de la rotation de la tournette. Le jeu théâtral est dense et fort bien réglé, un drame resserré sur les protagonistes, avec en particulier les figures allégoriques précitées qui apparaissent davantage comme femmes que déesses. Francophone pour l’ensemble des rôles principaux, la distribution vocale réunie à Strasbourg est certainement la meilleure qu’on puisse réunir aujourd’hui, avec en tête le formidable Stéphane Degout qui défend l’emploi très exigeant de Guercœur. Diction de rêve, timbre riche et voix très homogène du grave à l’aigu, capable de puissance comme de douces nuances, le baryton français trouve ici l’un de ses meilleurs rôles. Il s’investit corps et âme dans ce héros malheureux, pardonnant la tromperie de Giselle en lui donnant finalement un baiser sur le front, un homme foncièrement bon, emporté par la méchanceté des autres. Sur terre au deuxième acte, la mezzo Antoinette Dennefeld compose une Giselle d’un grand engagement également; son cri déchirant, lorsqu’elle voit revenir Guercœur comme un fantôme, est particulièrement impressionnant. L’instrument est naturellement puissant et accompagné d’un vibrato qui renforce son sentiment de femme en proie au remords, s’évanouissant finalement quand Guercœur lui accorde son pardon. Julien Henric trouve également en Heurtal un rôle à la hauteur de ses beaux et très prometteurs moyens, ténor à la projection sonore et à la prononciation appliquée. Au paradis, c’est le rôle de Vérité qui est le plus développé, tenu par Catherine Hunold, soprano douée d’une belle musicalité et aux aigus aériens, qualités également présentes chez Gabrielle Philiponet, qui prend le rôle bien plus court de Beauté, personnage tenant en quasi permanence un bouquet de fleurs dans ses bras. On est heureux que Bonté ait un peu plus à chanter au dernier acte, ce qui nous permet d’apprécier la somptueuse voix de mezzo d’Eugénie Joneau, chanteuse promise à coup sûr à une brillante carrière. Pour compléter ce quatuor allégorique, Adriana Bignagni Lesca apporte sa profondeur de timbre à Souffrance, davantage alto que mezzo ce soir, une figure qui porte certes son nom, mais qui semble souvent consoler le héros, posant par exemple la tête sur son épaule. Le chef Ingo Metzmacher tire quant à lui le meilleur d’un Orchestre philharmonique de Strasbourg en bonne forme, avec un petit bémol à formuler pour ce qui concerne certains pupitres de cuivres, qui accusent de petites fragilités récurrentes. La musique nous paraît familière et séduit immédiatement l’oreille, dans la lignée de celles de nombreux compositeurs français, mâtinée sans doute d’échos wagnériens, Magnard ayant plusieurs fois fait le voyage de Bayreuth. Suivant l’action, la partition oscille en effet entre grandes montées vers des climax brillants et moments plus délicats, toujours bien inspirés mélodiquement. Autre acteur majeur de la représentation, le Chœur de l’Opéra national du Rhin apporte de belles contributions, entre chant déporté dans le foyer de l’Opéra, pour évoquer le paradis, et batailles plus sonores sur le plateau, pendant le deuxième acte. Avec « Espoir » parole formulée finalement par Guercœur, et reprise par le chœur qui a le dernier mot, Vérité prédisait avec optimisme un avenir radieux à l’humanité ; pas sûr qu’elle n’ait pas commis un petit mensonge au vu de l’état du monde un siècle plus tard. Photos: Klara Beck

Categorie: Musica corale

Roma, Teatro Parioli Costanzo:” Le assaggiatrici di H*tler” debutta in prima assoluta in Italia

gbopera - Gio, 02/05/2024 - 23:59

Roma, Teatro Parioli Costanzo
LE ASSAGGIATRICI DI H*TLER

Tratto da “Hitler’s Tasters” di Michelle Kholos Brooks, titolo Italiano “Le assaggiatrici di H*tler”
con Chiara Businaro, Angeles Ortiz Lamuela, Fiamma Leonetti, Viola Misiti
traduzione e adattamento E. Luttmann ed Elena Sbardella
Regia Elena Sbardella
Musiche Gianluca Misiti
produzione Il Parioli
Roma, 02 Maggio 2024
L’eterna lotta tra dovere e piacere trova una delle sue espressioni più acute e tragiche nella storia delle donne tedesche arruolate per assaggiare i piatti destinati ad Adolf Hitler durante il regime nazista. Questo particolare aspetto della storia, per molto tempo relegato ai margini dell’analisi storica, ha guadagnato una nuova visibilità grazie al lavoro della scrittrice Michelle Kholos Brroks. “Hitler’s Tasters” , titolo Italiano “Le assaggiatrici di Hitler”, traduzione e adattamento E. Luttmann ed Elena Sbardella, ha scalato le classifiche dei libri più venduti, diventando un caso letterario e culturale di rilievo. Il romanzo trae ispirazione dalla storia vera di queste ragazze tedesche il cui destino era legato a filo doppio con quello di uno degli uomini più temuti della storia moderna. La loro esistenza era sospesa tra il dovere imposto di proteggere la vita di Hitler, e la consapevolezza atroce del ruolo che il loro “datore di lavoro” giocava nella storia del mondo, orchestrando politiche che avrebbero portato alla morte di milioni di persone. Questo tema solleva una questione morale profondamente complessa e disturbante: fino a che punto il dovere può essere giustificato quando si contrappone al piacere della sopravvivenza? E ancora, può il desiderio di sopravvivenza personale essere considerato un piacere quando si è costretti a servire chi è la causa di una tale sofferenza collettiva? Il successo del romanzo ha portato alla sua trasposizione teatrale, un’ulteriore dimostrazione di come il fascino di questa vicenda storica abbia attraversato diversi media, toccando corde profonde nell’immaginario collettivo e individuale. La pièce, al suo debutto al Teatro Parioli Costanzo a Roma e per la prima volta in scena in Italia, esplora questi dilemmi morali in un contesto drammatico, intensificando il dialogo tra passato e presente. La scelta ,infatti, di ambientare la vicenda in un contesto contemporaneo sottolinea l’intento di Elena Sbardella di non relegare le protagoniste a figure di un passato distante e monocromatico. Attraverso la loro ingenua presenza, vengono esposti l’assurdità e l’orrore che permeavano e, per certi versi, ancora permeano la società. L’autrice, in un’intervista rilasciata a Forbes, riflette su come la figura degli assaggiatori sia ancora pertinente oggi, citando esempi di dittature moderne che adottano pratiche simili. Secondo un report del Daily Beast, Vladimir Putin continua a impiegare assaggiatori personali per verificare il cibo prima del suo consumo, una pratica che non rappresenta una novità per il leader russo. “Htler’s Tasters” si distingue per essere una commedia straordinariamente divertente. La sceneggiatura di Michelle Kholos Brooks grazie anche alla traduzione ed all’ adattamento di E. Luttmann ed Elena Sbardella naviga con abilità lungo il sottile confine del buon gusto, dimostrando una comicità arguta e incisiva. Ogni battuta è calibrata con precisione e l’umorismo è gestito con maestria, evitando il rischio di cadere nel macabro nonostante l’oscurità dei temi trattati. Invece di suscitare disagio, la commedia genera risate autentiche, mantenendo un tono appropriato e mai banale. Le attrici, Chiara Businaro, Angeles Ortiz Lamuela, Fiamma Leonetti e Viola Misiti, dimostrano un notevole talento nel bilanciare la leggerezza con la gravità dei loro ruoli, che altrimenti sarebbero estremamente ardui e complessi da interpretare. La loro performance è caratterizzata da una credibilità impressionante e da un equilibrio perfetto, frutto non solo delle loro abilità individuali ma anche di una sinergia palpabile tra di loro. Questa forte collaborazione è chiaramente visibile sul palco, dove le interazioni e le loro dinamiche  interpretative arricchiscono la narrazione e danno vita a una rappresentazione profondamente coinvolgente e autentica. Le composizioni musicali di Gianluca Misiti non passano inosservate, contribuendo in maniera significativa all’atmosfera dello spettacolo. Con precisione e una sorprendente naturalezza, le sue musiche riescono a muovere il pubblico attraverso un continuum emozionale: si passa da momenti di leggerezza e divertimento a scene più intense e drammatiche con la stessa fluidità e profondità che caratterizzano la drammaturgia. Nell’approccio registico emergono le sfumature di un passato che non cessa di interrogarci, sottolineando come la storia, con i suoi episodi meno noti, continui a fornire materiale critico per riflessioni su etica, responsabilità e le scelte umane in situazioni estreme. “H*tler’s Tasters” mette in luce anche lo sfruttamento e la marginalizzazione delle giovani donne nella società, un fenomeno antico quanto il mondo stesso, particolarmente accentuato tra le donne povere e di colore. Ogni donna ha sperimentato la paura che un uomo in posizione di potere può incutere, sia sul posto di lavoro che in strada. Il dramma mostra come queste giovani, cresciute sotto la figura paterna di Hitler, siano state indottrinate e abbiano accettato il loro tragico destino. Nel contempo, attori malevoli all’interno delle più becere dittature di oggi stanno erodendo le fondamenta del nostro mondo, tentando di limitare l’autonomia delle donne sul proprio corpo e incidendo sulla democrazia con tagli sottili e quasi impercettibili. Allo stesso modo dei nazisti, queste piccole incisioni, combinate con menzogne scandalose rivolte contro immigrati, neri, asiatici, ebrei, la comunità LGBTQ2+, ispanici, musulmani e altri “diversi”, stanno ancora creando un baratro in cui tutti rischiamo di cadere. La figura delle assaggiatrici, quindi, non solo arricchisce il nostro entendimento del periodo nazista, ma sollecita una riflessione più ampia sulle scelte morali personali in contesti di oppressione e guerra. Lo spettacolo è stato accolto dal pubblico con grande empatia, ricevendo un’ovazione calorosa e prolungata. I numerosi applausi, sentiti e sinceri, hanno evidenziato il profondo legame emotivo stabilito tra gli spettatori e la rappresentazione, sottolineando l’efficacia e l’impatto della performance sul palcoscenico.

Categorie: Musica corale

Milano, Teatro alla Scala: “Cavalleria rusticana” & “Pagliacci”

gbopera - Mer, 01/05/2024 - 17:13

Milano, Teatro alla Scala, Stagione d’Opera e Balletto 2023/2024
CAVALLERIA RUSTICANA
Melodramma in un atto su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci.
Musica di Pietro Mascagni
Santuzza SAIOA HERNÁNDEZ
Lola FRANCESCA DI SAURO
Turiddu YUSIF EYVAZOV
Alfio AMARTUVSHIN ENKHBAT
Lucia ELENA ZILIO
Una voce PATRIZIA MOLINA*
PAGLIACCI
Dramma in un prologo e due atti su libretto di Ruggero Leoncavallo
Musica di Ruggero Leoncavallo
Nedda IRINA LUNGU
Canio FABIO SARTORI
Tonio AMARTUVSHIN ENKHBAT
Beppe JINXU XIAHOU
Silvio MATTIA OLIVIERI
Un contadino GABRIELE VALSECCHI*
Altro contadino LUIGI ALBANI*
*Artisti del Coro del Teatro alla Scala
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Con la partecipazione del Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala
Direttore Giampaolo Bisanti
Maestro del Coro Alberto Malazzi
Maestro del Coro di Voci Bianche Marco De Gaspari
Regia Mario Martone ripresa da Federica Stefani
Scene Sergio Tramonti
Costumi Ursula Patzak
Luci Pasquale Mari
Produzione Teatro alla Scala
Milano, 30 aprile 2024
Si celebra alla Scala questo irrinunciabile rito d’italianità, calamita di turisti e vecchie zie, accompagnate da nipotine-prima-volta ansiose di apprendere la trama dell’opera man mano che la si esegue dalle implacabili loro mentori. Strumento perfetto di misurazione questo pubblico, liquido di contrasto ideale per analizzare le regie: entrambe di Mario Martone, riprese da Federica Stefani. Vince ovviamente la Cavalleria (“Io l’ho vista l’opera, e non è così!”), in cui ad una grammatica molto “di regia” si abbina un gusto autenticamente melodrammatico per lo spettacolo, con quell’Ottocento polveroso di cui, a teatro come al cinema, Martone è (stato) maestro. Qui la scena è tutta delle vivificanti luci di Pasquale Mari, che infiammano i costumi di Ursula Patzak. I Pagliacci “del cavalcavia” a confronto non sono più di un compito ben eseguito: con l’elegante composizione scenica di Sergio Tramonti dietro una quarta parete che la regia vorrebbe forse abbattere, e vi apre invece una porticina. Per Pagliacci è l’attualizzazione la scelta più tradizionale, e questa di nuove luci non ne getta.
Per il dittico la Scala dispiega un’armata di grandi voci, e capitano di ventura in entrambi i titoli è Amartuvshin Enkhbat. Lo ripetiamo volentieri: ha voce di raro volume, di unico e personalissimo timbro, emissione soffice e generosa. Troppo aristocratico per un Compar Alfio, per un Tonio lo scemo? No: elegante il cantante, feroce l’interprete. Il suo Prologo entra dritto dritto nel mito e nella storia per ricchezza e proprietà d’accenti accoppiati ai suoi irresistibili abbandoni di svenevole lirismo e alle sorprendenti solidità e proporzioni dei timbratissimi acuti: “Santo subito”. E con lui Comare Santa, detta Santuzza, nella formidabile voce di Saioa Hernández. Formidabile per volume, omogeneità del timbro lungo tutta l’estensione, timbro che di per sé è magnifico, luccicante di liquide trasparenze, limpidissimo ma generoso, pieno, ricco di armonici. Sono due voci, e due Artisti, di cui il Teatro che voglia essere “il migliore del mondo” non può fare a meno.
Virtù di Yusif Eyvazov, è noto, non è la natura: e tuttavia. La voce è potentissima, dura ma flessibile, l’emissione quasi violenta nella sua esuberanza, unita ad un vibrato piuttosto scoperto. Ma, con queste caratteristiche, risulta curiosamente “scalogenica”, nell’acustica non ottimale del Piermarini. Per ascoltare il Brindisi a tempo non ci resta che sperare nella reincarnazione. Mamma Lucia è la mitica Elena Zilio, che non si sa se ammirare di più per come non dimostra i propri anni nella vita o per come li dimostra sulla scena. La voce è straordinaria ancorché “spezzata” nell’emissione come nella tarda Barbieri, e l’interpretazione da manuale. Fresca e luminosa e piena la bella voce di Francesca di Sauro, Lola. L’altro pagliaccio che fa il plurale del titolo (dopo il protagonista baritono cui nei paesi civilizzati, qui no, spetta l’ultima battuta) è Fabio Sartori, altra voce d’eccezionale caratura. Lo smalto ha inevitabilmente perso un po’ della sua lucentezza, ma non il suo glorioso squillo, e in più fraseggio e accento sono sempre significativi. Quella di Irina Lungu è una Nedda d’un bel lirismo, che convince anche nell’interpretazione misurata e credibile. Il suo atletico Silvio è Mattia Olivieri, atletico anche nella voce, turgida e luminosa, e naturalmente ottimo attore. Jinxu Xiahou, benché non manchi di voce, è un Peppe/Arlecchino un po’ timido. Quella di Giampaolo Bisanti, interprete più del proprio ruolo che della musica, è una direzione che fatica a trovare il plauso di chi non vede alcun legame di proporzionalità fra decibel e intensità interpretativa. Ci sono lodevoli indugî di cui il canto possa approfittare, ma manca quel fascino cromatico che tanto gioverebbe a queste due partiture. Sempre in forma il coro scaligero del Maestro Alberto Malazzi, spettacolarizzato sulla scena. Ph. Teatro alla Scala / Brescia – Amisano

Categorie: Musica corale

Roma, Museo dell’Ara Pacis: ” Teatro. Autori, attori, maschere della scena antica” dall’ 08 Maggio al 03 Novembre 2024

gbopera - Mer, 01/05/2024 - 12:50

Roma, Museo dell’Ara Pacis
TEATRO. Autori, attori, maschere della scena antica

Curatori Claudio Parisi Presicce, Lucia Spagnuolo, Orietta Rossini
Dall’8 maggio al 3 novembre 2024
Tutti i giorni 9.30-19.30
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
La forza vitale degli spettacoli teatrali, la loro popolarità, le vite a volte difficili degli attori e degli altri grandi protagonisti del mondo dei ‘ludi’ a Roma. Sono solo alcuni dei temi proposti dalla mostra, che vuole andare ‘oltre’ la scena, offrendo un taglio ‘drammatico’ in senso filologico: una ricostruzione viva, in cui gli stessi protagonisti delle scene antiche – presenti in filmati creati ad hoc – coinvolgeranno il pubblico a rivivere le atmosfere che si respiravano tra le gradinate dei grandi teatri romani, che riflettevano – divise per ordini – le gerarchie sociali e di genere della Roma repubblicana e imperiale. Un racconto che parte dalle radici greche, magno greche, etrusche e italiche del teatro romano, dall’origine religiosa del ‘ludus’ e dai primi palcoscenici in legno, per arrivare allo splendore dalla frons scenae dei grandi teatri per decine di migliaia di spettatori, architetture che – come il foro o il tempio – caratterizzeranno la forma urbis dell’impero. Qui per tutte le informazioni.

Categorie: Musica corale

Roma, Teatro Parioli Costanzo: “La Madre di Eva” dal 10 al 12 Maggio 2024

gbopera - Mer, 01/05/2024 - 12:22

Roma, Teatro Parioli Stagione di prosa 2023/ 2024
“LA MADRE DI EVA”
Con
Stefania Rocca
Bryan Ceotto
Simon Sisti Ajmone
Dal romanzo di Silvia Ferreri (NEO Edizioni)
Adattamento e Regia di Stefania Rocca
La madre di Eva” è liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Silvia Ferreri, finalista al premio Strega nel 2018.
Qui la nostra recensione.
“È la storia, toccante e contemporanea, di una madre che parla a sua figlia – lei l’ha sempre considerata una femmina – in una clinica di Belgrado, mentre al di là del muro, stanno preparando la sala operatoria e i dottori tracciano linee verdi sul corpo nudo di Alessandro, per permettergli di realizzare, finalmente, il suo desiderio: “prima dei miei diciotto anni voglio sottopormi all’intervento che mi renderà quello che sono davvero: un uomo”. In un dialogo surreale senza risposte, sospeso tra l’immaginato e il reale, la madre racconta la loro vita fino a quel momento. Un viaggio costellato di amore e odio, sensi di colpa, paure, desideri e speranze. Madre e figlio sono le facce di una società che evolve e non dà tempo, ci spiazza e ci rende soli.
Con questo spettacolo, voglio raccontare il forte contrasto generazionale e le tematiche transgender dal punto di vista di chi ne è fisicamente coinvolto ed anche di chi, in quanto genitore, sente il dovere di proteggere “la sua creatura”, con il timore delle discriminazioni che la società spesso riserva a coloro che perseguono un percorso di transizione” Stefania Rocca. Qui per tutte le informazioni.

Categorie: Musica corale

Roma, Teatro Brancaccio: “Saranno Famosi” dal 08 al 12 maggio 2024

gbopera - Mer, 01/05/2024 - 11:59

Roma, Teatro Brancaccio
SARANNO FAMOSI
Il Musical che ha appassionato intere generazioni
Regia di Luciano Cannito
Ideato da David De Silva
Libretto José Fernandez
liriche Jacques Lévy
Musica Steve Margoshes
traduzione e riadattamento Luciano Cannito
Scene Italo Grassi
Costumi Maria Filippi
direzione musicale Giovanni Maria Lori
con 22 interpreti (danzatori, cantanti, attori)
Saranno Famosi
è stata una delle serie tv più famose e indimenticabili. Ma è stato anche un film e un musical di successo internazionale. La trama racconta la vita degli allievi e gli insegnanti della rinomata ed esclusiva scuola di Performing Arts di New York. Un gruppo di ragazzi, la loro passione e la loro dedizione per il mondo dello spettacolo, una storia che continua a conquistare ed emozionare nuove generazioni di pubblico ed ispirare miriadi di giovani talenti. Saranno Famosi è un fenomeno leggendario ed intramontabile della cultura pop. Un titolo talmente famoso da essere entrato nell’immaginario della gente come sinonimo di desiderio di realizzare il proprio sogno nel mondo dello spettacolo. Il duro lavoro, la competizione artistica, il sudore, la passione, gli amori, le sconfitte e i successi. Fabrizio Di Fiore Entertainment con la compagnia Roma City Musical, reduce dal successo di pubblico e botteghino di 7 Spose per 7 Fratelli, portano in scena un musical pieno di energia, intenso e coinvolgente che oltre a proporre la famosissima canzone “Fame” vincitrice di un Academy Award, ha una colonna sonora con nuovi brani, orchestrazioni moderne, nuove coreografie in collaborazione con un team di straordinari talenti della tv e del teatro musicale italiano. Questa nuova versione firmata da Luciano Cannito, che unisce l’esperienza di regista a quella di coreografo internazionale, sarà un trionfo di canto, danza, musica, recitazione, in una narrazione dinamica e travolgente. La scelta registica e l’adattamento di Cannito sposta l’azione dagli anni Ottanta ai nostri giorni, per rendere lo spettacolo più vicino alle nuove generazioni, e più facilmente identificabile nel pubblico di oggi. Le scene sono firmate da Italo Grassi, i costumi da Maria Filippi, la direzione musicale da Giovanni Maria Lori. Tutte figuro di spicco nel mondo del musical e del teatro internazionale che daranno una nuova luce a questo titolo e renderanno questo allestimento totalmente diverso dalle edizioni precedenti. Tra gli interpreti ci sono nomi importanti che hanno confermato nella loro carriera un forte legame col pubblico grazie al loro talento ed alla loro versatilità. Alcuni di loro saranno una piacevole e inaspettata sorpresa nel teatro musicale italiano. Qui per tutti i dettagli.

Categorie: Musica corale

Roma, Teatro Argentina: “L’arte della commedia ” dal 07 al 19 Maggio 2024

gbopera - Mer, 01/05/2024 - 11:41

Roma, Teatro Argentina
L’ARTE DELLA COMMEDIA
Di Eduardo De Filippo
Regia di Fausto Russo Alesi
Con Fausto Russo Alevi, Fausto Russo Alesi, David Meden, Sem Bonventre, Alex Cendron, Paolo Zuccari, Filippo Luna, Gennaro De Sia, Imma Villa, Demian Troiano Hackman, Davide Falbo
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
musiche Giovanni Vitaletti
luci Max Mugnai
consulenza per i movimenti di scena Alessio Maria Romano
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Elledieffe
Fausto Russo Alesi torna al Teatro Argentina dopo Natale in casa Cupiello con L’arte della Commedia, un’altra straordinaria e geniale opera di Eduardo De Filippo. L’arte della Commedia fa parte della raccolta dei “giorni dispari”, le commedie scritte dal dopoguerra in poi che affrontano le difficili e problematiche questioni del vivere quotidiano, delle relazioni private e pubbliche tra gli esseri umani. Incredibile è la forza e l’attualità del testo che ci porta in maniera implacabilmente diretta a confrontarci con la mortificazione e la censura della cultura attraverso un’ambigua e allo stesso tempo tragica e farsesca commedia in due atti e un prologo. Scritta nel 1964 è un’opera poco frequentata, apparentemente meno esplosiva rispetto ai più famosi capolavori; si tratta invece di un testo magistrale, di ampio respiro e straordinariamente imperfetto, come imperfetto è l’essere umano alla ricerca della sua identità, del suo bisogno di tutela, del suo diritto di esistere, alla ricerca insomma di risposte a quelle domande impellenti e necessarie che non possono attendere più. L’arte della commedia ci parla del rapporto contradditorio tra lo Stato e il “Teatro” e sul ruolo dell’arte e degli artisti nella nostra società, ma le domande, i dubbi, le responsabilità, i vincoli e le debolezze che Eduardo mette in campo ci riguardano tutti e quel “Teatro”, sia esso una compagnia teatrale, una comunità o un piccolo mondo, si fa risuonatore del nostro rapporto con il potere e con il bisogno di essere ascoltati e soprattutto riconosciuti.

 

Categorie: Musica corale

Roma, Teatro Quirino Vittorio Gassman: “A spasso con Daisy” con una straordinaria Milena Vukotic

gbopera - Mar, 30/04/2024 - 23:59

Roma, Teatro Quirino Vittorio Gassman
A SPASSO CON DAISY
di Alfred Uhry
adattamento Mario Scaletta
regia Guglielmo Ferro
Con Milena Vukotic, Salvatore Marino, Maximilian Nisi
Scene Fabiana Di Marco
Musiche Originali Massimiliano Pace
Teatro della città,
A.C.A.S.T. Associazione culturale Artigiani Spettacoli Teatrali
Roma, 30 Aprile 2024

Premiato con il Pulitzer e trasformato in un film vincitore di un Oscar, “A spasso con Daisy” si rinnova ora nella forma di uno spettacolo teatrale sotto la regia di Guglielmo Ferro. Atlanta, 1948. Miss Daisy Werthan, una signora ebrea settantaduenne, vedova di un influente produttore di tessuti, vive indipendente e attiva, sebbene notoriamente burbera e pignola. Dopo un incidente automobilistico nel giardino del vicino, il figlio Boolie assume Hoke Colburn, autista afroamericano sessantenne, nonostante le proteste di Daisy. Inizialmente riluttante, Daisy si trova costretta ad accettare Hoke, che con pazienza e humour subisce il suo temperamento difficile. Con il tempo, il loro rapporto evolve da una convivenza forzata a un’amicizia sincera, con Hoke che diventa giardiniere, cuoco e cameriere per Daisy dopo la morte della domestica Idella. Daisy, arricchita dall’esperienza, insegna a Hoke a leggere e scrivere. Anni dopo, mentre Boolie espande la sua azienda e Daisy invecchia in salute fino a una cena con Martin Luther King, il loro legame cresce in profondità e comprensione. Nel 1973, Daisy affetta da demenza, è accudita in una casa di riposo, ricevendo le visite di un Hoke ormai anziano ma ancora dedicato, testimoniando una duratura e significativa amicizia. La trama di “A spasso con Daisy” ha conquistato il pubblico internazionale con il suo adattamento cinematografico pluripremiato, che ha visto protagonisti Jessica Tandy e Morgan Freeman. Tuttavia, il fascino dell’opera teatrale originale rimane ineguagliabile, con la sua miscela di umorismo pungente e lirismo commovente. Nell’allestimento scenico di Fabiana Di Marco, l’ambiente teatrale si trasforma in maniera fluida e inventiva, diventando un elemento narrativo vivo e dinamico. Il palcoscenico si adatta sottilmente per rappresentare ora l’interno accogliente della casa di Daisy, con una finestra che incornicia vedute immaginarie, ora il finestrino dell’auto, tramite il quale Daisy osserva il mondo esterno mentre Hoke la guida attraverso il vibrante tessuto urbano di New York. Questa transizione scenica non è solo un cambio di sfondi, ma un dialogo visivo che accompagna e amplifica la narrazione. La finestra nella casa di Daisy funge da simbolo di riflessione e introspezione, incapsulando la vita che si svolge all’interno, mentre il finestrino dell’auto apre letteralmente verso nuovi orizzonti, simboleggiando il movimento e l’evoluzione del loro rapporto e delle loro esistenze. Con un uso sapiente di elementi scenografici minimalisti ma evocativi, Di Marco invita il pubblico a viaggiare tra questi spazi emotivi e fisici. Le scenografie diventano così non solo sfondi, ma finestre attraverso le quali esploriamo i sottili cambiamenti nei personaggi, la crescita delle loro relazioni e la profondità dei loro mondi interiori, rendendo lo spazio scenico un complice silenzioso ma potente della storia raccontata. La colonna sonora di Massimiliano Pace svolge un ruolo fondamentale nell’arricchire l’esperienza emotiva degli spettatori. Con una delicatezza intrinseca, le note musicali si intrecciano con il testo, creando un accompagnamento sonoro che enfatizza le tematiche profonde e universali trattate nello spettacolo.  La performance dinamica della colonna sonora contribuisce , così, a mantenere viva l’energia dello spettacolo, guidando gli spettatori attraverso una gamma di emozioni che vanno dall’ilarità alla commozione. L’adattamento è agilmente costruito, la regia si distingue per la sua efficacia e le interpretazioni sono di un calibro eccezionale. Milena Vukotic brilla nel ruolo di Daisy, interpretando con naturalezza e finezza un personaggio che sembra essere stato scritto su misura per lei. La sua abilità nell’arte della recitazione trasforma ogni suo movimento e parola in una lezione di eleganza scenica, trasformando la rappresentazione in un’esperienza culturale ricca e memorabile ed affrontando il tema del razzismo nell’America post-bellica con una leggerezza rara e incisiva. Salvatore Marino, noto per la sua verve comica in televisione e cinema, offre una nuova sfumatura del suo talento nel ruolo di Hoke. Con una recitazione che tocca sottilmente i temi delicati, lascia spazio agli spettatori di immergersi nelle riflessioni personali, culminando in una condivisione emotiva nel finale. Anche il personaggio di Boolie, interpretato da Maximilian Nisi, merita una menzione speciale. Nisi esplora la complessità di un figlio diviso tra la responsabilità verso la madre e la distrazione di preoccupazioni personali, rivelando una figura tanto affascinante quanto riconoscibile, con cui il pubblico può facilmente identificarsi. Attraverso queste interpretazioni, “A spasso con Daisy” non solo intrattiene, ma invita anche a una riflessione più profonda su temi universali e personali. Assistere a questa commedia diventa un’esperienza tanto emotiva quanto divertente e che va assolutamente vissuta. Al termine della rappresentazione, gli spettatori, visibilmente entusiasti, hanno riservato una lunga serie di applausi ai tre attori, un tributo che sembrava non voler mai terminare. La presenza sul palco di una delle attrici più rinomate del nostro panorama cinematografico e teatrale ha elevato la serata, trasportando il pubblico in un viaggio emotivo e indimenticabile.Photocredit:LuigiCerati In scena sino al 05 Maggio 2024.

 

Categorie: Musica corale

Festival Riflessi del Garda 2024: dal 5 al 20 luglio

gbopera - Mar, 30/04/2024 - 23:41

Il Festival Riflessi del Garda, dopo il successo del 2023, torna ad animare la sponda veronese del Lago di Garda per la sua seconda edizione con un programma ancora più ricco. In programma dal 5 al 20 luglio 2024, presenta 8 serate di spettacolo tra concerti, recital e danza, con protagonisti giovani promesse accanto a nomi di caratura internazionale, a cui si affiancano 5 conversazioni con gli artisti, per un totale di 13 appuntamenti di Musica e Danza tra il Lido Campanello di Castelnuovo del Garda (5-8 luglio), la Chiesa dei SS. Zenone e Martino e la Dogana Veneta di Lazise (12-14 luglio) e il Santuario della Madonna del Frassino Peschiera del Garda (20 luglio).
Ad anticipare  la programmazione estiva lo speciale concerto GUERRIEREevento di anteprima previsto per domenica 12 maggio alle ore 20.30 presso il Teatro DIM di Castelnuovo del Garda, a favore del Comitato ANDOS Oglio-Po sezione Garda. Marta Pluda, accompagnata dal pianoforte di Giacomo Spampinato, Con l’occasione nel foyer sarà possibile visitare una speciale mostra di fotografia dedicata al coraggio delle donne operate per tumore al seno. Tutti i dettagli del Festival sul sito niccolopiccinni.org

Categorie: Musica corale

RAI 5 – Maggio 2024

gbopera - Mar, 30/04/2024 - 15:36

Mercoledì 1 maggio
Ore 10.00
“L’ALTRA METÀ DEL CIELO”
Musica Vasco Rossi
Coreografie Martha Clarke
Interpreti: Sabrina Brazzo, Beatrice Carbone, Antonio Sutera, Andrea Volpintesta…
Milano, 2012
Giovedì 2 maggio
Ore 10.00
“CARMEN” – Balletto

Dal Teatro dell’Opera di Roma, un nuovo allestimento di Carmen, il balletto tratto dall’opera omonima di Georges Bizet nella coreografia di Jiri Bubenicek. Solisti: Rebecca Bianchi, Amar Ramasar, Alessio Rezza. Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma diretta da Louis Lohraseb.
Ore 11.50
“DON CHISCIOTTE”
Musica Ludwig Minkus
Compagnia Balletto Classico
Interpreti Liliana Cosi e Marinel Stefanescu
Viareggio, 1979
Venerdì 3 maggio
Ore 10.00 

“CARMINA BURANA”
Musica Carl Orff
Direttore Jordi Bernacer
Coreografia Shen Wei
Interpreti: Angela Nisi, Valdis Jansons, Ilham Nazarov
Shen Wey Dance Arts
Napoli, 2013
Ore 11.10
“LA BOTTEGA FANTASTICA”
Balletto su musiche di Ottorino Respighi da  Gioachino Rossini.
Coreografie Ugo Dell’Ara
Direttore Santi Di Stefano
Interpreti: Giuliana Barabaschi, Antonietta Daviso, Paolo Bortoluzzi e Riccardo Duse…
Bologna 1975
Ore 11.45
“L’HISTOIRE DU SOLDAT”

Musica Igor Stravinskij
Direttore Marcello Panni
Regia Carlo Quartucci
Voce recitante Carla Tatò.
Reg. 1978
Ore 21.00
“LA CENERENTOLA”
Musica Gioachino Rossini
Direttore Alejo Perez
Regia Emma Dante
Interpreti:Juan Francisco Gatell, Vito Priante, Alessandro Corbelli, Damiana Mizzi, Annunziata Vestri, Serena Malfi, Ugo Guagliardo
Roma, 2016
Sabato 4 maggio
Ore 09.45
“LA STRADA”
Musica Nino Rota
Direttore Armando Gatto
Coreografia Mario Pistoni
Interpreti: Carla Fracci, Aldo Santambrogio e Mario Pistoni
Ore 10.50
“L’AMICA DI NONNA SPERANZA”
Soggetto di Carlo Terron (dalla poesia di Guido Gozzano), musica di Gino Negri, coreografia di Luciana Novaro, dizione poetica di Giorgio Albertazzi, con Giovanna Papi, Marisa Barbaria, Gilda Majocchi, Giulio Perugini. Costumi di Ezio Frigerio, regia di Carla Ragionieri
RAI, 1959
Ore 11.25
I balletti di Luciana Novaro
Allieva della scuola di danza del teatro alla Scala di Milano, ne fu prima ballerina dal 1941 al 1956.
Doc.1959
Domenica 5 maggio / Sabato 11 maggio
Ore 10.00 / 10.40
“EUROPA RICONOSCIUTA
Musica Antonio Salieri
Direttore Riccardo Muti
Regia Luca Ronconi
Interpreti: Diana Damrau, Désirée Rancatore, Daniela Barcellona, Giuseppe Sabbatini, Alessandra Ferri e Roberto Bolle.
Milano, 2004
Lunedì 6 maggio
Ore 10.00

“LUISA MILLER”
Musica Giuseppe Verdi
Direttore  Michael Güttler
Regia Stefano Vizioli
Interpreti:Olesya Golovneva, Vladislav Sulimsky, Luc Robert, Lars Arvidson…
Malmo, 2013
Martedì 7 maggio
Ore 10.00

“LA DORI”
Musica Antonio Cesti
Direttore Ottavio Dantone
Regia Stefano Vizioli
Interpreti: Francesca Asciotti, Rupert Enticknap, Federico Sacchi, Francesca Lombardi Mazzulli, Emoke Barath…
Innsbruck, 2019
Mercoledì 8 maggio
Ore 10.00

“DON PASQUALE”
Musica Gaetano Donizetti
Direttore Riccardo Muti
Regia Stefano Vizioli
Interpreti: Ferruccio Furlanetto, Lucio Gallo, Gregory Kunde, Nuccia Focile, Claudio Giombi
Milano, 1994
Giovedì 9 maggio
Ore 10.00

“IL BARBIERE DI SIVIGLIA”
Musica Gioachino Rossini
Direttore Andrea Battistoni
Regia Stefano Vizioli
Interpreti: Luca Salsi, Dmitri Korchak, Ketevan Kemoklidze, Bruno Praticò, Giovanni Furlanetto…
Parma, 2011
Venerdì 10 maggio
Ore 10.00
“IL TURCO IN ITALIA”
Musica Gioachino Rossini
Direttore Jonathan Webb
Regia Egidio Marcucci
Interpreti: Simone Alaimo, Mirtò Papatanasiu, Bruno De Simone, Antonio Siragusa, Vincenzo Taormina…
Genova, 2015
Ore 21.15
“L’ITALIANA IN ALGERI”
Musica Gioachino Rossini
Direttore Paolo Olmi
Regia Francesco Esposito
Interpreti: Michele Pertusi, Anna Maria Sarra, Giuseppina Bridelli, Clemente Antonio Daliotti, Yijie Shi, Marianna Pizzolato, Paolo Bordogna
Bologna, 2013

Categorie: Musica corale

Roma, Teatro Costanzi :” Jenufa” dal 02 al 09 Maggio 2024

gbopera - Mar, 30/04/2024 - 10:45

Roma, Teatro Costanzi
Stagione 2023/2024
JENUFA
Musica di Leoš Janáček
Opera in tre atti su libretto del compositore tratto dal dramma Její pastorkyňa di Gabriela Preissová
Prima rappresentazione assoluta Teatro Nazionale, Brno, 21 gennaio 1904
Prima rappresentazione al Teatro Costanzi 17 aprile 1952
Progetto triennale in collaborazione con Royal Opera House di Londra
Durata: Atto I 45 minuti; Intervallo 30 minuti; Atto II 50 minuti; Intervallo 25 minuti; Atto III 35 minuti
Dal 02 maggio prosegue un altro progetto triennale: quello legato al compositore ceco Leoš Janáček, che ha già visto in scena Kát’a Kabanová e Da una casa di morti, e che si conclude con Jenůfa. Tutti e tre i titoli sono realizzati in collaborazione con la Royal Opera House di Londra. Jenůfa, in programma dal 2 al 9 maggio, segna il debutto all’Opera di Roma del grande regista tedesco Claus Guth, che proprio con questo spettacolo si è aggiudicato l’Olivier Award nel 2022 per la miglior produzione operistica. A dirigerla è chiamato Juraj Valčuha, apprezzatissimo interprete della musica di Janáček, attuale direttore musicale della Houston Symphony Orchestra, che debutta al Costanzi. Nel cast spicca la grande Karita Mattila nella parte della sagrestana Buryjovka. Qui per tutti i dettagli ed il cast.

Categorie: Musica corale

Roma, Teatro Sistina: “Rugantino” dal 03 al 19 Maggio 2024

gbopera - Mar, 30/04/2024 - 08:00

Roma, Teatro Sistina
RUGANTINO
commedia musicale di Garinei e Giovannini
Scritta con Pasquale Festa Campanile , Massimo Franciosa
con Serena Autieri, Michele La Ginestra, Edy Angelillo
e con Massimo Wertmuller
Regia Pietro Garinei
Collaborazione artistica di Luigi Magni, Musiche del Maestro Armando Trovajoli, Scene e Costumi originali di Giulio Coltellacci, Direzione artistica, coordinamento musicale, allestimento tecnico-scenografico e rifacimento costumi a cura del Team creativo del Teatro Sistina. Una pagina indimenticabile della lunga e gloriosa storia del Teatro Sistina rivive per la gioia del pubblico: con la supervisione di Massimo Romeo Piparo sarà di nuovo in scena la maschera amara e dissacrante di “Rugantino” dei mitici Garinei & Giovannini. Lo spettacolo, che fonde mirabilmente tradizione e modernità, viene presentato nella sua versione storica originale, con la regia di Pietro Garinei, le splendide musiche del M° Armando Trovajoli e le preziose scene e i bellissimi costumi originali firmati da Giulio Coltellacci: un ritorno imperdibile alle radici e un’occasione per riscoprire un classico del teatro musicale italiano. Sul palco la splendida Serena Autieri, ancora una volta straordinaria interprete dell’intrigante personaggio di Rosetta, donna bella altera e irraggiungibile, che fa battere il cuore di Rugantino, un ruolo in cui l’attrice napoletana dà prova di grande maturità artistica. Al suo fianco, Michele La Ginestra, che torna a vestire i panni del celebre personaggio indossati per la prima volta oltre 20 anni fa. Nel ruolo di Eusebia torna Edy Angelillo, con la partecipazione di Massimo Wertmuller nel ruolo di Mastro Titta.

Categorie: Musica corale

Torino, Teatro Regio: “Le Villi”

gbopera - Lun, 29/04/2024 - 23:02

Torino, Teatro Regio, Stagione d’opera e balletto 2023-2024
“LE VILLI”
Opera-ballo in due atti su libretto di Ferdinando Fontana
Musica di Giacomo Puccini
Anna ROBERTA MANTEGNA
Roberto AZER ZADA
Guglielmo Wulf SIMONE PIAZZOLA
Orchestra e Coro del Teatro Regio Torino
Direttore Riccardo Frizza
Maestro del coro Ulisse Trabacchin
Regia Pier Francesco Maestrini
Scene Guillermo Nova
Costumi Luca Dell’Alpi
Luci Bruno Ciulli
Coreografia Michele Cosentino
Nuovo allestimento del Teatro Regio Torino
Torino, 23 aprile 2024
Nella ricorrenza centenaria, per un teatro che, grazie alle “creazioni” di Manon e Bohéme, si sente indiscutibilmente pucciniano, “Le Villi” è stata una tappa obbligata. La sovrabbondante programmazione del Teatro Regio dedicata al lucchese doveva inevitabilmente comprendere anche questo primo lavoro del ventiseienne Giacomo, con alle spalle solo alcune composizioni orchestrali di stampo marcatamente wagneriano. La scuola della scapigliatura milanese, a cui Puccini era contiguo, si esaltava e cercava di paragonarsi con la musica del formidabile Riccardo. L’orchestrazione robusta ed articolata del Capriccio Sinfonico e di Crisantemi ne è la prova di quanto il loro autore ne fosse influenzato. Le Villi, debolissima sia per l’improbabile vicenda che per i versi di Ferdinando Fontana, ricupera forza da pagine sinfoniche che, se non recuperate da passate composizioni, ne mostrano un’identica ispirazione. La lussureggiante Orchestra del Teatro Regio di Torino diretta con convinzione ed efficacia, se pur a tratti sopra le righe, da Riccardo Frizza rende al massimo la qualità della partitura. Si associa a tale entusiasmo esecutivo il Coro del Teatro Regio a cui non sempre la pacatezza dell’accorto maestro Ulisse Trabacchin riesce ad innestare uno prudenziale attenuazione del volume. I tre solisti sono messi a dura prova nel tentativo di  emergere dalla massa orchestrale. Il tenore Azer Zada, subentrato nei panni di Roberto al previsto Martin Muehle, non ha certamente una voce atta a superare il forse il momento  più conosciuto dell’opera, l’aria Torna ai felici dì con relativo recitativo. Pallido il timbro e flebile la voce. Per lui superare la barriera creata dalla fossa si è rivelata un’impresa impossibile. Per chi fosse seduto a metà platea, l’ascolto poteva essere molto virtuale. Ad Anna, la protagonista, il libretto infligge un assoluto sdoppiamento della personalità: inizia come timidissima fanciulla liricheggiante nel Se come voi piccina io fossi, per poi doversi calare nei panni di una irosa vendicatrice nel Ricordi quel che dicevi del secondo atto. Il carattere, la tecnica e la voce di Roberta Mantegna vincono e si impongono quando è la Villi, impallidiscono quando Anna è un’appassionata fanciulla innamorata. Guglielmo Wulf è il solito padre convenzionale che è allegro nei festeggiamenti del fidanzamento ed iroso e vendicativo quando il dolore dell’abbandono gli uccide la figlia. Simone Piazzolla, supera con forza le barriere della fossa e porta con sicurezza in porto la duplice caratterizzazione del personaggio. La locandina non riporta la presenza di un corpo di ballo, il che per un’opera-ballo come da sottotitolo è molto strano, per cui si presume che gli efficaci e plurimi interventi di gruppi pseudo danzanti vengano eseguiti da “generici” istruiti ad animar la scena da Michele Cosentino nelle sue funzioni di coreografo e assistente del regista. La regia di Pier Francesco Maestrini cerca di razionalizzare e raccordare le discontinuità narrative del libretto con un’azione che, con un poco di affanno, si svolge avvolta dalle ipertrofiche e sgargianti scene di Guillermo Nova che, nel primo atto, trasformano l’ombrosa Foresta Nera in una assolata e fioritissima serra tropicale; per poi precipitarla, nel secondo, in un nibelungico intrico di tronchi. Le calibratissime proiezioni e le luci azzeccate di Bruno Ciulli contribuiscono ad una forte suggestione. Luca Dell’Alpi veste impropriamente il coro dei festanti del primo atto come fossero invitati al brindisi d’apertura della Traviata e le minacciose larve di chiusura come gli scimpanzè che Kubrik fa saltellare intorno al monolito di Odissea dello Spazio. Alla nostra recita, un tempo il turno B di abbonamento, il più affollato, purtroppo questa volta non era così. Stupiscono la la comparsa della serra tropicale di prima apertura del sipario, e della nevicata, in proiezione, per la seconda parte. Per il resto applausi moderati senza particolari trionfalismi. Foto Daniele Ratt

Categorie: Musica corale

Roma, Sala Umberto: “I due cialtroni” dal 02 al 12 Maggio 2024

gbopera - Lun, 29/04/2024 - 08:00

Roma, Sala Umberto
I DUE CIALTRONI
con Maurizio Martufello, Marco Simeoli
con la partecipazione straordinaria di Fanny Cadeo
e con Elena Ferrantini , Lucrezia Gallo
Scene e costumi Graziella Pera
Realizzazione scene Giovanni Nardi
Direttore di scena Ludovica Costantini
Assistente alla regia e Promozione Francesca Spagnolo
Produzione Centro Teatrale Meridionale SOC. COOP
Organizzazione e Distribuzione Generazioni Spettacolari
Direzione Artistica Fausto Costantini
scritto e diretto da Pier Francesco Pingitore
Tutti e due gli attori sono nella baita ufficialmente per riposarsi, ma in realtà ciascuno di loro attende spasmodicamente una telefonata da roma, che dovrà decidere il proprio futuro. Perciò ogni trillo di telefonino li fa scattare come molle. Per fortuna c’è sempre la padrona… Che però a un certo punto deve assentarsi per andare ad accogliere in paese nuovi ospiti in arrivo. I due restano soli. Le battute e gli screzi si moltiplicano… Improvvisamente si sente un boato fortissimo e va via la corrente. Panico dei due. Finchè non torna la luce e giunge una telefonata dalla padrona. La strada che porta alla baita è stata ostruita da una valanga di neve, caduta nel momento in cui si è sentito il boato. Né si sa quando potrà essere riaperta. L’ultima volta ci vollero tre settimane… I due sono dunque in balia delle proprie nevrosi e dei propri scatti d’ira. Riaffiorano episodi di tanti anni prima, quando entrambi ventenni l’uno militava a sinistra e l’altro a destra. Accuse e difese sulla vita passata di ciascuno, confessioni e sotterfugi, che si protrarranno fino alla “liberazione”. Che avverrà con l’intervento delle donne della vicenda: la padrona; la fidanzata di giorgio, alessandra; la vivandiera Deborah.

Categorie: Musica corale

Roma, Teatro Ambra Jovinelli: “Amanti” dal 02 al 19 Maggio 2024

gbopera - Lun, 29/04/2024 - 08:00

Roma, Teatro Ambra Jovinelli
AMANTI
con Fabrizia Sacchi, Massimiliano Gallo
e con Orsetta De Rossi, Eleonora Russo, Diego D’Elia
scene Monica Sironi
costumi Alberto Moretti
luci Gianfilippo Corticelli
una commedia scritta e diretta da Ivan Cotroneo
produzione Diana Or.I.S
È settembre. Claudia e Giulio si incontrano per la prima volta davanti a un ascensore, nell’atrio di un palazzo borghese. Le porte si aprono. Lei sta andando via, lui deve salire. Ma Claudia si accorge di avere dimenticato un fazzoletto su, e risale con Giulio. L’appartamento al quale sono diretti è lo stesso: scoprono infatti solo ora che entrambi frequentano la stesso analista, la dottoressa Gilda Cioffi, psicoterapeuta specializzata in problemi di coppia. Hanno l’appuntamento settimanale con la dottoressa ogni mercoledì: alle 15 lei, alle 16 lui. Si presentano stringendosi la mano. È il loro primo contatto fisico. Due mesi dopo ritroviamo Claudia e Giulio in una stanza d’albergo. Stanno facendo l’amore. Sono diventati amanti. Entrambi sposati, Giulio con moglie e tre figli, Claudia con un marito più giovane di lei con il quale sta cercando di avere un bambino, si vedono regolarmente e clandestinamente per stare insieme. E si dicono che è solo sesso, avventura, evasione. Che non fanno male a nessuno. Che quello spazio non c’entra davvero con le loro vite reali. Ma può essere davvero così quando due persone si incontrano ripetutamente e pretendono di controllare sesso e amore? Amanti segue la storia della relazione di Giulio e Claudia, intervallando i loro incontri in albergo con i dialoghi che ciascuno di due ha con la dottoressa Cioffi, la quale ovviamente ignora che i suoi due problematici pazienti hanno una relazione tra di loro. Così la loro storia si dipana fra gli incontri a letto, e le verità o le menzogne che contemporaneamente raccontano alla dottoressa, dalla quale vanno da soli o insieme ai rispettivi partner, Laura e Roberto. Una progressione temporale fatta di equivoci, imbrogli, passi falsi, finte presentazioni, menzogne, incasinamenti, prudenza, e anche guai evitati per miracolo. Fino a quando qualcosa stravolge tutti gli equilibri. Amanti è una nuova commedia in due atti sull’amore, sul sesso, sul tradimento e sul matrimonio, sulle relazioni di lunga durata e sulle avventure a termine, sul maschile e sul femminile, e in definitiva sulla ricerca della felicità che prende sempre strade diverse da quelle previste. Una commedia brillante e divertente, con situazioni e dialoghi che strappano risate, ma anche un’esplorazione dei sentimenti di una coppia che nella clandestinità trova rifugio, conforto, divertimento, ma anche affanno, preoccupazione, e forse pericolo. 

Categorie: Musica corale

Roma, Teatro Parioli Costanzo:” Le assaggiatrici di H*tler” dal 02 al 05 Maggio 2024

gbopera - Lun, 29/04/2024 - 08:00

Roma, Teatro Parioli Costanzo
LE ASSAGGIATRICI DI H*TLER

Tratto da “Hitler’s Tasters” di Michelle Kholos Brooks, titolo Italiano “Le assaggiatrici di H*tler”
con Chiara Businaro, Angeles Ortiz Lamuela, Fiamma Leonetti, Viola Misiti
traduzione e adattamento E. Luttmann ed Elena Sbardella
Regia Elena Sbardella
Musiche Gianluca Misiti
produzione Il Parioli
Tre volte al giorno, tutti i giorni, un gruppo di giovani donne ha l’opportunitàà di morire per la Patria. Sono le assaggiatrici di cibo di Adolf Hitler. E di cosa discutono queste ragazze mentre aspettano di vedere se sopravvivranno a un altro pasto? Come tutte le ragazze, nel corso del tempo, spettegolano e sognano, si interrogano e ballano. Loro vogliono amare, ridere e, soprattutto, vogliono sopravvivere. A tinte persino lievi, l’autrice di questa commedia dark contemporanea – novità assoluta per l’Italia – dipinge da una prospettiva inedita la ferocia di una delle pagine più dure della storia dell’umanità. Un evento enorme, come la dittatura di Adolf Hitler, viene raccontato da una prospettiva di retrocucina: le sue assaggiatrici, poco più che ventenni, tedesche, attendono il pasto. L’ambientazione è contemporanea. Per l’autrice sembra importante che le protagoniste di “H*tler’s Tasters” non siano personaggi di una storia in bianco e nero, del passato. È attraverso la loro innocente presenza che vengono smascherati l’assurdità e l’orrore del mondo che le circonda. Gran parte della loro esperienza è ancora oggi specchio fedele del nostro mondo contemporaneo. Anche oggi i dittatori si servono di assaggiatrici, assaggiatori. In una lunga intervista rilasciata a Forbes la Brooks dice “Hai visto gli ultimi articoli sugli assaggiatori di Putin? Se riusciamo a seguire queste ragazze, se proviamo in qualche modo a immedesimarci, empatizzare con loro, anche mentre stanno eseguendo gli ordini di un dittatore, allora forse possiamo avere più consapevolezza di quanto le cose possano andare lontano. Queste sono ragazze le cui famiglie non hanno combattuto, o peggio, hanno guardato dall’altra parte. Hanno negato. Quante volte negli ultimi anni abbiamo detto: “Non succederà mai?” E poi… boom. Succede”. Uno spettacolo comico, leggero, feroce che parla dritto al cuore. 

Categorie: Musica corale

Bologna, Comunale Nouveau: “Tosca”

gbopera - Dom, 28/04/2024 - 08:20

Bologna, Comunale Nouveau, Stagione d’Opera 2024
TOSCA
Melodramma in tre atti su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, dal dramma storico La Tosca di Victorien Sardou.
Musica di Giacomo Puccini
Floria Tosca CARMEN GIANNATTASIO
Mario Cavaradossi ROBERTO ARONICA
Il barone Scarpia GABRIELE VIVIANI
Cesare Angelotti CHRISTIAN BARONE
Il Sagrestano PAOLO MARIA ORECCHIA
Spoletta PAOLO ANTOGNETTI
Sciarrone NICOLÒ CERIANI
Carceriere CHRISTIAN BARONE
Un pastorello CAMILLA BARAVELLI SABENA
Orchestra, Coro e Coro delle Voci Bianche del Teatro Comunale di Bologna
Direttrice Oksana Lyniv
Maestro del Coro Gea Garatti Ansini
Maestro del Coro delle Voci Bianche Alhambra Superchi
Regia Giovanni Scandella
Scene Manuela Gasperoni
Costumi Stefania Scaraggi
Luci Daniele Naldi
Produzione del Teatro Comunale di Bologna
Bologna, 26 aprile 2024
Francamente rinunciabile questa Tosca. Soprattutto quand’è, com’è, la terza in tre anni, a Bologna. Aggravante: delle tre sorelle, le ultime due sono siamesi, l’allestimento essendo il medesimo, regia di Giovanni Scandella. Figlio d’arte (e quale! Il padre Mischa, venezianissimo a dispetto del nome, di battaglia prima e d’arte poi, è stato fra gli ingegni massimi del nostro Novecento), qui abdica ad ogni ambizione per adempiere all’ingrato compito di cuciniere cui è stato chiamato. L’immagine culinaria ce la suggerisce lui nell’intervista ad Andrea Maioli pubblicata nel programma di sala: “Ma se Napoleone avesse perso quella battaglia, esisterebbe comunque il Pollo alla Marengo?”. Chissà. Frattanto, però, a Marengo rischia di andarci l’opera. Gli ingredienti vengono freschi freschi dalla vecchia dispensa del Comunale: la scena, ordinatamente organizzata da Manuela Gasperoni, è un collage frutto di un disperatissimo saccheggio dal sovraccarico allestimento di Hugo De Ana. Più ricercati sono i costumi storici di Stefania Scaraggi, ma si badi bene: Tosca indossa non un rosso abito classico, ma il classico abito rosso, e qui la permutazione degli aggettivi fa una bella differenza. C’è tutto quello che la cosiddetta tradizione prescrive, soprattutto il consueto attrezzistico “accozzagliume”: lunghi pennelli, secchi di vernice schizzati dei colori più improbabili, paniere farcito, gran “candelabroni”, caravaggesca coppa di frutta, frangibile calice specifico per vin di Spagna, coltellaccio retrattile in bella vista e baionette. Insomma, una regia che rima con attrezzeria dimostra empiricamente quanto breve sia il passo fra gusto dell’orrido e del grottesco (che è proprio di Tosca/Fosca) e il ridicolo. Irresistibili poi le caricature di Spoletta e Sciarrone, e vagamente imbarazzante la gambetta molle del barcollante plotone d’esecuzione: sembreranno sciocchezze, ma lo spettacolo d’opera di queste cose è fatto, e non di altre. Se poi si va a cercare il dritto della medaglia nell’esecuzione musicale si resta delusi. Oksana Lyniv (come si è già tentato di insinuare in altre occasioni) ti rovescia addosso un gran “valangone” di sonorità, sì, ma a fascino zero. Il gesto è molto schematico, con attacchi inspiegabilmente lanciati da dietro la schiena, e prosaico, con una sinistra dalle dita incollate che fende l’aria come una paletta senza espressione. Altro che umidità svogliata dell’alba teverina: qui di poesia non c’è l’ombra, perché il “poema” è tutto schiacciato dal “sinfonico”. Le povere voci ricevono ben poche attenzioni, fra una buca esuberante e un complesso musicale di palcoscenico fracassone quant’altri mai. Le povere voci sono quelle del solito Roberto Aronica, che si trascina le solite difficoltà nell’emissione, purtroppo non confortate neanche dal fraseggio piuttosto generico, che inficiano l’originaria qualità del timbro. Quella della protagonista Carmen Giannattasio: voluminosa, ben timbrata nei centri e dai buoni esiti anche con risonanza di petto, ma gravemente insicura nel registro acuto. E quella dell’inevitabilmente più interprete, più attore, più interessante per varietà d’accenti e sfumature espressive: lo Scarpia di Gabriele Viviani, maestro anche di trucchi ed escamotages tecnico vocali confinanti con la gigioneria. Paolo Maria Orecchia è un Sagrestano di misurato temperamento e di specchiata dizione. Nelle parti di fianco, Spoletta viene smacchiato di ogni alone di ilarità dalla solida sonorità di Paolo Antognetti, impresa che riesce meno a Nicolò Ceriani col suo Sciarrone pur vocalmente in forma; mentre è discontinua e malferma la prova di Christian Barone, diviso fra Angelotti e il Carceriere. Davanti al foglio bianco, Mario non sa da dove cominciare il suo addio a Tosca. E Puccini con lui: tenta alcuni temi di reminiscenza dal duetto del prim’atto, ma non va. Finché non lo soccorre il clarinetto. Allora anche la canuta messa in piega sobbalza, con dindinindare di orecchini gravanti i cedevoli lobi: “Eccola! Eccola!”. Ma ben altro più che questo può e deve essere il teatro musicale. Foto Andrea Ranzi

Categorie: Musica corale

Le cantate di Johann Sebastian Bach: Quarta domenica dopo la Pasqua

gbopera - Dom, 28/04/2024 - 01:12

Dopo la Cantata BWV 166  che abbiamo trattato lo scorso anno, la seconda e ultima  Cantata bachiana giunta a noi per la e ultima giunta a Sono due le Cantate giunte a noi per la quarta domenica dopo la Pasqua è Es ist euch gut, daß ich hingehe BWV 108, eseguita la prima volta a Lipsia il 29 aprile 1725. Come la precedente, anche questa partitura trae ispirazione da un passo del Vangelo di Giovanni (cap.16 vers. 5-15):”Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai?  Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore.  Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.  E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me;  quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più;  quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà.
La realizzazione musicale avviene secondo un modulo stilistico  riconducibile all’aria bipartita (Nr.1) con oboe d’amore concertante e cantata dal basso che, come nella BWV 166, impersona il Cristo. Una bellissima aria dalla cantabilità solenne e ben articolata, impreziosita da ampie volute melismatiche dell’oboe. Segue un’altra aria bipartita del tenore (Nr.2), con violino solista. Un breve recitativo del tenore (Nr.3) porta al  coro centrale (Nr.4) che prende ancora spunto dal Vangelo di Giovanni e realizzato nello stile di Mottetto “fugato” con gli strumenti in raddoppio delle voci. La struttura è tripartita, in cui l’ultima parte è una ripresa musicale della prima, anche se il testo è diverso. Un procedimento che intende richiamare un’unità concettuale le due proposizione, l’annuncio del nuovo ordine scaturito dalla morte e risurrezione di Gesù che traspare dall’espressione finale: “ma tutto quello che ascolterà, ve lo dirà; e vi annuncerà le cose future” che è la conseguenza  della parte iniziale “Ma quando Lui, lo Spirito di verità, verrà, vi guiderà alla verità tutta intera.” Un’ultima aria (Nr.5) cantata dal contralto con gli archi e  sempre bipartita sigla il processo di unità formale di questa partitura.
Nr.1 – Aria (Basso)
È bene che io me ne vada;
se non me ne andassi,
non verrebbe il Consolatore.
Ma quando me ne sarò andato,
lo invierò a voi.
Nr.2 – Aria (Tenore)
Non ho alcun dubbio
quando ascolto la tua voce, Signore.
Anche se te ne vai, so che
potrai consolarmi,
poiché con la schiera dei salvati
giungerò al Porto sperato.
Nr.3 – Recitativo (Tenore)
Il tuo Spirito mi guiderà
affinchè segua il giusto cammino;
se la tua Ascensione è per il bene,
dico tra me e me:
ah, non è più qui?
Nr.4 – Coro
Ma quando Lui, lo Spirito di verità,
verrà, vi guiderà alla verità tutta intera.
Egli non parlerà da sè stesso,ma tutto quello che ascolterà,
ve lo dirà;e vi annuncerà le cose future.
N.5 – Aria (Contralto)
Il mio cuore attende da te
ah, ciò che mi hai accordato.
Proteggimi e benedicimi,
guidami sul tuo cammino,
così che nell’eternità
possa contemplare la tua gloria!
Nr.6 – Corale
Il tuo Spirito, che Dio manda dal Cielo,
giuda tutti coloro che ti amano
su cammini sicuri.
Egli indirizza e conduce i nostri passi,
cosi che non possiamo andare
se non dove troviamo le sue benedizioni.
Traduzione Emanuele Antonacci

www.gbopera.it · J.S.Bach: Cantata “Es ist euch gut, daß ich hingehe” BWV108

 

Categorie: Musica corale

Pagine